Autore:
Pape A. Seck e Djeydi Djigo
Questa puntata ci parla del genocidio del Popolo Tutsi avvenuto in Ruanda nel 1994, una strage perpetrata ai danni di migliaia di persone sotto gli occhi della comunità internazionale. Il protagonista è il Capitano Mbaye Diagne, l’eroe che ha salvato centinaia di vittime di uno dei più atroci genocidi del XX secolo. Viene descritto da chi lo ha incontrato come una persona molto leale, dinamica, solidale e sempre pronta a rischiare la vita per il prossimo. La scintilla che accende la miccia del conflitto interno è l’attentato contro l’allora presidente del Ruanda, Juvenal Habyarimana. Da quel giorno iniziano i massacri in tutto il paese e soprattutto a Kigali. Da questo momento il Capitano Mbaye Diagne, al servizio delle truppe ONU, comincia ad attivarsi per garantire la sicurezza delle persone obiettivo degli attacchi in corso mettendone in salvo un gran numero e dimostrando grande coraggio ed è proprio in uno di questi tentativi di salvataggio che trova la morte.
Autore:
Sean Penn, Udo Janz, Olivier Francois
Presenta: Mr. Udo Janz, United Nations High Commissioner for Refugees. Intervengono: Sean Penn, J/P Haitian Relief Organization – Olivier Francois, Chief Marketing Officer, Chrysler Group LLC and Fiat Group Automobiles President and CEO Fiat Brand Worldwide.
Autore:
Alessandro Portelli
Alessandro Portelli, accademico e critico musicale, in Italia si è occupato a lungo di memoria orale, operando sulla memoria musicale e sulla memoria del folclore, tanto da esserne diventato il massimo esperto. La memoria, funzione di cui l’essere umano è naturalmente dotato, deve essere esercitata in modo attivo e soprattutto critico. La memoria è un lavoro che si fa mentalmente e psicologicamente ogni volta che si entra in relazione con il proprio passato; dunque, a differenza del materiale archivistico, è in movimento e in continua trasformazione, perché viene modificandosi insieme al rapporto con il passato. Si tende a rimuovere non solo ciò che non significa più nulla, ma anche ciò che significa troppo , ed è proprio questo l’elemento importante del lavoro sulla memoria e sulla narrazione storica, che solitamente è utilizzata come motivo di orgoglio e spinta all’azione. Ma una delle funzioni della memoria è anche quella di ricordare ciò che non ci fa onore, sia come individui che come popolo. Il rapporto tra memoria e identità deve essere ripensato: non esistono identità fisse e intangibili. La credibilità delle scritte deve essere verificata al pari di quelle orali. Attraverso la memoria orale, che anche quando la verità fattuale viene meno è sempre fonte di interpretazione storica, attraverso il dialogo attraverso cui solitamente essa avviene, necessariamente ci si confronta non solo con l’identità dell’altro, ma anche e soprattutto con la propria, giungendo infine ad ammettere la possibilità che anche noi, in determinati tempi e condizioni, potremmo avere comportamenti che ci sembrano impensabili. Alessandro Portelli, attraverso una riflessione sul significato dei verbi ricordare, rammentare e rimembrare, conduce verso una rivalutazione della memoria personale come vissuto quotidiano dell’individuo, perché se non si ha memoria della propria esperienza non si saprà nulla nemmeno del passato, in una mancanza di consapevolezza della relazione che noi abbiamo con il nostro passato storico.